Se vogliamo il futuro dobbiamo anche capire dove abbiamo sbagliato nel passato

Era il febbraio 1998 e sul Giornale Locale scrissi un articolo a dir poco pessimistico. Lo ripropongo qui in questo blog e per questa campagna elettorale, perché sono convinto che se si vuole andare avanti, se veramente si vuole migliorare la situazione e lavorare per un futuro migliore e possibile, non ci si può nascondere dietro ad un dito e fare finta che in passato non siano stati fatti gravi errori. Se veramente vogliamo far rinascere Genzano, non possiamo fare finta di niente. Con un sincero atto di autocritica dobbiamo fare un bel "mea culpa" battendoci sul petto, onestamente. Riporto il mio articolo di oltre venti anni fa senza cambiarlo ne correggerlo dove necessario; devo anche confessare che se lo scrivessi oggi sarebbe esattamente lo stesso, salvo piccoli ed insignificanti particolari. Qualcuno potrebbe pensare che ripubblicare un articolo del genere in campagna elettorale può essere controproducente. Forse. La verità è spesso scomoda, ma senza verità non si va da nessuna parte.


Ascesa e rovina di una città castellana

Genzano senza anima

Quasi completata l'autodistruzione di quello che fu un centro importante

Scriveva nel 1877 un nobile viaggiatore: "... Genzano, cittadina d'un cinquemila abitanti, la quale non offre altro che l'incanto della posizione... " per passare poi a lodare Nemi. Dopo oltre centoventi anni la frase oggi potrebbe suonare così: "... Genzano, ammasso di cemento nel quale sopravvivono un venticinquemila abitanti, la quale non offre altro che niente... ".Tra la frase vera e quella ipotizzata c'è forse qualche lustro di splendore, ma si tratta di tempi remoti e dimenticati. Un segno drammatico e tangibile del declino definitivo di questa città, un tempo orgogliosa e ricca, è l'abbattimento delle mura della famosa Villa di Giangiorgio II Cesarini, a suo tempo considerata tra le più belle dei dintorni di Roma.

  Già era stata una scelta sbagliata quella di ubicare in quel posto la zona artigianale, attorno alla villa barocca ed all'interno del perimetro della villa degli Antonini. Criminale è quanto oggi si è fatto.

  Nemmeno si può invocare l'ignoranza. Nell'aprile del 1993 dalle colonne di questo Giornale Locale Maurizio Burli lanciò un grido d'allarme per la Villa Cesarini, e parve che la cosa si fosse messa a tacere. Ma allora c'era ancora Gino Cesaroni, il quale, nonostante le critiche che gli si potessero fare, aveva un minimo di sensibilità.

  Ma se era poca la sensibilità di Cesaroni per il patrimonio storico artistico (quello vero, non quello immaginario) chi gli succede non ne ha per niente. Non si fermano neanche di fronte alla legge, e sono più d'una le leggi che proteggono monumenti come la villa dei Cesarini.

  Il fatto però non è isolato. Sono anni che una folle spirale, un vero e proprio vortice di voracità ed avidità sta portando alla distruzione morale e materiale Genzano. Ad esempio il vandalismo nelle scuole non era altro che il segnale di un corpo sociale profondamente malato, nel quale tutti i codici di autodifesa stanno saltando.

  La follia distruttrice si scarica in modo particolare sui monumenti, specialmente quelli che hanno un alto significato storico, e non da oggi. Oltre all'eliminazione della Chiesa di San Sebastiano con annesso convento delle Maestre Pie, avuta luogo agli inizi del secolo con la prima amministrazione socialista, la tradizione è proseguita nel secondo dopoguerra con l'abbattimento della Chiesa degli Agonizzanti accanto al Comune, cui bastava che si rifacesse il tetto. Per maggiore sfregio, a distanza di cinquanta anni si è messo sù, al suo posto, una specie di ridicolo baldacchino in cemento e ferro il cui significato è probabilmente ignoto allo stesso progettista.

  Insensate ed inspiegabili anche altre eliminazioni, tra quelle che rammentiamo. Che dire del Casino Jacobini in cima a Collepardo, oppure della scalinata anni '20 in travertino e mattoni, sostituita da una terrificante rampa, sulla quale un portatore di handicap con la sua carrozzella può al massimo andarcisi ad ammazzare? Non parliamo poi dello scempio attorno alla fontana araldica al centro della piazza. Ne abbiamo già parlato abbastanza.

  Non parliamo poi dei resti archeologici. Nella forsennata espansione urbanistica degli ultimi decenni sono stati cancellati i resti di almeno quattro ville romane (Nuovo ospedale, Via Le Prata, Teatro della Biblioteca e Bivio di Nemi), ma anche i resti ancora visibili non se la passano bene. Che dire dell'immondizia perenne e dei continui danni presso la Villa imperiale degli Antonini o lo schifo che assedia il miliario della Via Appia, restaurato male e controvoglia solo pochi anni addietro?

  Al peggio non c'è mai fine, comunque. Quel poco che rimane da distruggere ha i mesi contati. L'attuale sindaco, da quello che si sente dire in giro, è totalmente inadeguato. Il prossimo sindaco dovrebbe essere anche peggio, se è vero che sarà Gino Settimi. Anche da Roma si vorrebbe che al più presto Settimi torni a Genzano; non sanno più che farsene.

Corrado Lampe

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