Discorso su Genzano

Genzano è ad un bivio e questa volta deve scegliere, cosa non facile, come imboccare la strada giusta. Il dilemma è vincere o perire, tanto grave è la situazione. Per comprendere meglio quali siano i rischi che si corrono diamo un’occhiata all’evoluzione sociale, materiale e politica della città.
  Oggi l’Appia attraversa Genzano, ma non è stato sempre così. Per andare da Roma a Napoli si prendeva la strada per Marino, da dove si saliva fino alla Faiola per poi scendere verso Velletri. Anche l’Appia vecchia, che arrivava ad Albano, poi scendeva verso Vallericcia e risaliva sotto a Collepardo per scendere nuovamente verso Lanuvio; neanche toccava Genzano.
  Tutto cambia, come ci narra Lodovico Antonio Muratori nei suoi Annali d’Italia nell’anno 1780, parlando delle opere compiute da Papa Pio VI:
Fece pure una nuova strada, che da Albano conduce a Velletri, e che va poi ad unirsi alla via Appia.
ed aggiunge ancora all’anno 1781:
  Il Santo Padre nel mese di Aprile condursi pur volle alle Paludi Pontine. Si rallegrò oltre modo del rasciugamento di esse, che tiravasi innanzi con impegno, e de’ tanti nuovi prodotti, che vi si vedevano. Osservò ancora servibile la rinnovata Via Appia, e stabilir vi fece le poste; cosa applaudita da tutti i viaggiatori e corrieri, i quali si videro così esenti da quel difficile di cammino, che scorrer dovevano per la volta di Sermoneta, e per l’aspra montagna della Fajola.
  Non è che fino ad allora Genzano fosse rimasta completamente arretrata. Per opera della Duchessa Livia Cesarini Sforza, Genzano aveva iniziato ad uscire dalle mura medievali seguendo una sorta di piano urbanistico, assumendo con il tempo un aspetto grandioso e sorprendente tra gli ampi viali alberati delle Olmate ed il tridente che partiva dalla nuova Via Appia che si intrecciava e si fondeva con i viali alberati. In molti diari e racconti di viaggiatori del Grand Tour troviamo parole di ammirazione per Genzano, che così divenne famosa ancora prima del grande exploit dell’Infiorata. 
  Con l’apertura della nuova strada postale Genzano letteralmente esplode ed arrivano da ogni parte nuovi abitanti. Nascono un casamento nuovo dopo l’altro prima lungo via Livia, poi via Sforza, poi lo stradone dei Cappuccini. I nuovi genzanesi provengono da tutta Italia, molti dallo Stato Pontificio, dalla zona di Rimini e dalle Marche, alcuni dalla Ciociaria, altri vengono "dall’estero", ad esempio Ducato di Parma, Milano e Ticino, Toscana e Regno di Napoli, in particolare dagli Abbruzzi. L’integrazione non dovette essere facile e rapida, restando viva una distinzione tra vecchi e nuovi genzanesi. Questa divisione inizia a scomparire grazie all’Infiorata.
  Da tempi immemorabili a Genzano i cittadini in segno di devozione realizzavano davanti alle proprie case dei tappeti di fiori lungo il percorso della processione del Corpus Domini, la quale però passava solo su Via Livia e la parte meridionale dell’abitato, lasciando fuori i "nuovi arrivati" di Via Sforza. Presero l’iniziativa i Fratelli Leofreddi e nel 1782 si tenne la prima Infiorata che si trasformò da un fenomeno sparso ed individuale in un grande gesto collettivo che ebbe anche una straordinaria funzione di unificazione ed integrazione.
  Questo sviluppo positivo fu comunque facilitato da una caratteristica peculiare di Genzano. I Colonna prima ed i Cesarini poi dovettero sempre fare i conti con un carattere "rivoluzionario" dei genzanesi, che si mantenne costante nel tempo e che si può riscontrare ancora oggi. Nel periodo dell’occupazione francese vi fu un’ampia adesione alla Repubblica Romana Giacobina; anche nei seguenti anni di amministrazione francese i genzanesi si mostrarono aperti a nuove idee ed innovazioni. Effervescente fu la città nel periodo risorgimentale e poi combattiva sotto la nuova corona sabauda. La vena non si esaurì ed un movimento operaio, con forti connotazioni libertarie, nacque assai presto e ne è testimonianza il triste episodio dell’uccisione di Francesco Pace ed Antonio Tempesta. Durante la prima guerra mondiale si palesa anche la naturale tendenza pacifista, la quale non deve mai essere confusa con remissività ed incapacità a lottare. Molti furono gli Arditi del Popolo Genzanesi durante la prima guerra mondiale e Genzano rimase "rossa" ancora per lungo tempo, anche dopo l’ascesa al potere del fascismo; furono centinaia i perseguitati antifascisti che furono colpiti da ogni tipo di angheria, tra galera, botte ed esilio forzato. Ancora una volta furono i primi nella Lotta di Liberazione e Genzano divenne uno dei centri di Resistenza più importanti dei Castelli Romani. E non finisce così la storia, perché Genzano si fece sentire forte e chiara negli anni della lotta per la Pace e contro il Patto Atlantico e poi, in difesa della nuova democrazia repubblicana, contro la famigerata "legge truffa", uno dei primi attacchi alla nostra Costituzione democratica, nata dalla Resistenza.
  Nel periodo della ricostruzione tornano a galla le fondamentali caratteristiche di solidarietà e capacità di azione comunitaria. Ne sono esempio le lotte per la distribuzione delle terre da un lato e la ricostruzione dell’ospedale comunale interamente con lavoro volontario, che vide un’ampia partecipazione da parte della popolazione. Come altrove nei dintorni di Roma, l’espansione urbanistica massiccia ha investito anche Genzano ma, nonostante forti spinte speculative, il sindaco Cesaroni seppe porre dei limiti agli eccessi e mettere qualche ordine nella crescita a valanga, che in altri comuni ha portato al selvaggio west del cemento.
  Dopo la prematura morte di Gino Cesaroni si è chiuso il sipario e si sono spente le luci. Troppo forte era la sua personalità per concedere spazio all’emersione di nuove figure capaci di prendere in mano la situazione. Genzano, da un punto di vista politico-amministrativo, ha subito un crollo verticale. Sia ben chiaramente detto subito, che questa non è una colpa di Cesaroni ma un meccanismo che, in situazioni analoghe, si ripete immancabilmente. La conseguenza fu: prima il poco, poi il meno ed infine il niente e Genzano è andata allo sbando definitivamente.
  Ora, dunque, è il momento in cui Genzano deve saper voltare pagina, altrimenti è destinata a perire definitivamente. Il rischio è che il degrado ambientale che, pur parzialmente contenuto, è ormai arrivato al punto di non ritorno e non c’è più spazio per pericolose avventure. Ma ancor peggio è il rischio che si inneschi un vortice di degrado politico-sociale che potrebbe rapidamente privare Genzano della sua identità e trasformarla in un distante lembo di periferia degradata. Una prosecuzione dell’espansione urbanistico-edilizia è da cancellare da ogni programma perché non sono più disponibili le risorse necessarie per una ulteriore antropizzazione. Senza una seria e stringente salvaguardia ambientale verrebbero a mancare anche le basi necessarie per una nuova ripresa improcrastinabile che guardi in modo fermo al futuro. Come abbiamo già osservato per il passato, anche il nostro presente ha bisogno di una vitale opera di integrazione tra i genzanesi di antica tradizione familiare e le famiglie ed i gruppi che si sono aggiunti negli ultimi decenni. Come gli apporti dall’esterno sono stati fruttuosi nel passato, lo devono essere anche oggi e negli anni a venire.
  La nostra Infiorata, rianimandosi dal torpore in cui è scivolata da qualche anno a questa parte, deve tornare ad essere non solo un’attrazione qualsiasi (ormai in giro per l’Italia ed il mondo ci sono delle copie non meno belle) ma deve recuperare il proprio fascino ed il proprio splendore ed, ancora una volta, rappresentare il motore dell’integrazione e l’unità di tutti gli abitanti.
  Questa volta ci si offre l’occasione d’oro che sarebbe sciocco perdere: Carlo Zoccolotti. Ha tutti i numeri per essere un nuovo sindaco di Genzano, dato che dalla fine di Gino Cesaroni abbiamo avuto solo delle tristi imitazioni di primo cittadino. Le formazioni politiche che lo sostengono in questa tornata elettorale non sono gruppi dopolavoristici senza un accidente da fare e nemmeno recettori o propagatori di promesse irrealizzabili o combriccole di affaristi in attesa di potersi spolpare qualche osso, ma sono persone che si vogliono assumere insieme la responsabilità di aprire una nuova fase costruttiva per Genzano.

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